I DPCM vanno avanti, così come le proteste e la curva dei contagi, e allora si avvicina sempre di più un nuovo lockdown.
L’Italia vive uno dei periodi più brutti degli ultimi decenni, con le rivolte che animano la penisola ed i contagi che stentano a scendere. Insomma, una situazione drammatica che più di tutti ha messo in ginocchio le attività commerciali, chiamate a risollevarsi, ma senza un vero sostegno da parte dello Stato, che almeno per il momento “fa orecchie da mercante”.
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Ed allora Ricciardi afferma: “A Milano e Napoli, zone a più alta intensità il lockdown è necessario, in altre aree del Paese no”. Una frase che oltre a far storcere il naso ai più fa anche riflettere per il futuro. Ci stiamo rapidamente avvicinando ad un nuovo lockdown? Questa è la domanda che ci si pone, anche perché le nuove misure restrittive sembrano procedere in questa direzione.
Lockdown vicino: intanto ristoranti e bar protestano
Mentre i ristoratori protestano e promettono ancora battaglia, analizzando la curva dei contagi, ci si chiede? Perché chiuderli? In Italia i nuovi casi sono stati 21.994 quest’oggi, con i numeri che parlano di ben 221 morti. Era dal 5 maggio che non si registravano così tanti decessi, al tempo ben 236. Sempre più vicino il lockdown che potrebbe di conseguenza essere annunciato a breve per evitare un tracollo sanitario. E allora, ancor di più ci si chiede, tutte queste manovre restrittive contro le attività di ristorazione a cosa stanno portando?
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Non si è invece pensato ai mezzi di trasporto, sempre pieni e con un distanziamento sociale praticamente inesistente. Assembramenti selvaggi in ogni occasione e soprattutto un contagio che in questi casi è molto più esteso. Ed intanto sugli stessi treni e autobus sorge un’altra problematica, diversamente affrontata in bar e ristoranti.
Mezzi di trasporti: tracciamento impossibile
Al ristorante o in un bar, una volta entrati all’interno, ci si identifica con uno dei componenti al tavolo che lascia numero di telefono e documento. Una pratica in uso in ogni attività commerciale proprio per garantire la sicurezza e la tracciabilità di ogni persona che transita all’interno della struttura. Insomma, un modo per continuare a lavorare e garantire un servizio “senza pericoli”.
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Cosa che naturalmente non è possibile fare all’interno dei mezzi di trasporto, e che di conseguenza, complica il tutto e soprattutto, lascia ancora una volta i cittadini con una domanda: perché i mezzi di trasporto aperti e le attività commerciali no?