Economia

Non solo rateizzo, puoi fare anche questo se la bolletta è troppo alta

Hai ricevuto una bolletta troppo alta? Rateizzare l’importo non è l’unica soluzione, si può fare altro anche se pochi ne sono a conoscenza.

Le spese che ognuno di noi si trova a gestire sono sempre di più, per questo è quasi “normale” arrivare stremati alla fine del mese, cambia poco se in famiglia entrambi i coniugi lavorano. I prezzi, infatti, hanno fatto ormai registrare da tempo una forte impennata, che riguarda un po’ tutti gli ambiti, compreso quello che mangiamo, cosa che genera grande preoccupazione.

Avere troppi conti da pagare getta nello sconforto – Foto: Kronic.it

La situazione non può che essere peggiore se ci si ritrova tra le mani una bolletta (o magari anche più di una) con un importo che si ritiene eccessivamente elevato, non solo in proporzione a quanto si è consumato, ma anche per le proprie possibilità economiche. Fortunatamente è possibile fare qualcosa di tangibile per poter rimediare, anche se molti non lo sanno. Rateizzare l’importo è possibile, ma non è l’unica strategia da adottare in questi casi.

Cosa fare quando la bolletta è troppo alta

Farsi prendere dallo sconforto quando si riceve una bolletta con un importo elevatissimo è più che naturale, specialmente se questa arriva in un periodo in cui si è alle prese con diverse altre spese e non si sa come riuscire a trovare il denaro necessario. Ci sono delle azioni che ogni utente può fare e che possono permettergli di porre rimedio, almeno parzialmente, alla situazione.

Il primo passo da compiere dovrebbe consistere in un controllo attento dela fattura, così da avere la garanzia che l’importo calcolato sia corretto. Si deve innanzitutto verificare l’offerta a cui si è aderito, quelle che fanno parte del mercato libero prevedono un costo più basso per 12 o 24 mesi, poi si passa alla tariffa piena, per questo la cifra elevata potrebbe essere dovuta alla conclusione di questa fase. A quel punto le strade da seguire sono due: si può cambiare fornitore, ben sapendo di poterlo fare senza dover versare alcuna penale, o contattare quello che si è avuto fino a quel momento e chiedere se ci sia qualche altra soluzione vantaggiosa.

L’importo conteggiato in bolletta è davvero corretto? – Foto: Kronic.it

Non può che essere altrettanto importante verificare quale sia il periodo fatturato, periodicamente possono esserci dei conguagli che fanno lievitare i costi. Si dovrebbe poi prestare attenzione ai dati indicati dal contatore, chi ha inviato un’autolettura non potrà mai ricevere una bolletta calcolata sulla base di consumi stimati. Fortunatamente, però, si tratta di una situazione rara, i dispositivi più moderni sono in grado di effettuare la rilevazione in automatico, senza il rischio di un errore umano.

Qualora ci sia qualcosa di poco chiaro o che si ritiene che sia scorretto, è possibile presentare reclamo alla società. Questo deve essere inviato tramite raccomandata A/R o PEC, dove indicare il problema emerso e chiedere la rettifica della bolletta o il rimborso degli importi non dovuti. La regola prevede una risposta da parte del fornitore entro un massimo di 40 giorni, se questo non dovesse accadere ci si può rivolgere ad ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) o ad associazioni dei consumatori per ottenere assistenza e supporto nella risoluzione della controversia. Entrambi hanno il compito di tutelare gli utenti da situazioni spiacevoli che possono verificarsi.

Intentare una causa con la società è certamente costoso e non dà garanzie sull’esito,, in genere è consigliabile dare precedenza a un tentativo di mediazione. Questa è obbligatoria per le controversie relative alla fornitura di energia elettrica e gas, indipendentemente dall’importo della bolletta contestata. L’operazione può essere effettuata attraverso la piattaforma online Conciliaweb, gestita dall’Acquirente Unico (Acquirente Unico S.p.A.). Qualora l’esito fosse negativo o non si arrivasse a un chiarimento entro tre mesi, è consentito fare ricorso al giudice di pace o al Tribunale a seconda che l’importo della controversia sia inferiore o meno a 10mila euro. L’avvocato non è necessario se l’importo in bolletta è inferiore a 1.100 euro, in entrambi i casi il cliente deve comunque dare prova delle proprie ragioni.

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