A prima vista trasmette un senso di tenerezza ma nasconde un ‘segreto’ legato alla sua sopravvivenza. Tutti i segreti dell’uccellino che “impala le vittime”
Guardandolo dal vivo o in un documentario potrebbe sembrare tenero ed innocuo ma dietro l’immagine di simpatico uccellino si cela uno vero ‘killer’ che arriva ad uccidere le sue
vittime ‘impalandole’. Si tratta di un piccolo passerotto lungo poco meno di 20 centimetri ed il cui peso, in base all’età e al sesso, piò variare tra i 35 ed i 70 grammi:
solitamente vive nelle zone collinari o in montagna, nelle aree a circa 2000 metri di altezza rispetto al livello del mare; osservandolo di sfuggita appare molto simile al
comune passerotto ed in effetti anche questa specie è particolarmente diffusa e vola sia nelle aree boschive che nei campi vicini ai paesi (ad eccezione di Salento e Sicilia,
dove non è presente), pertanto è abbastanza probabile averne avvistati alcuni durante escursioni o passeggiate in campagna o montagna.
Ammirandone l’aspetto simpatico e tenero senza però immaginare che dietro questa immagine si celi un vero e proprio ‘assassino’, relativamente parlando. Stiamo parlando dell’avèrla considerato uno dei più efferati killer del mondo animale. Tanto che in molti lo hanno soprannominato e lo conoscono come ‘uccello macellaio’: il motivo è legato alla sua particolare abitudine di infilzare, letteralmente, le sue sfortunate vittime su uno spuntone acuminato come ad esempio le spine di un roseto o di altre piante, per poi iniziare a mangiarle lentamente, in una scena che ricorda un po’ il mangiare un pollo allo spiedo. Si tratta di un metodo difficilmente riscontrabile nel mondo animale dato che normalmente i predatori tendono ad uccidere le prede nel più breve tempo possibile essendo un’abitudine legata alla sopravvivenza ed in questo modo riducendo anche le loro sofferenze.
Nel caso dell’avèrla non c’è alcuna pietà ed il decesso della preda potrebbe anche non essere immediato. Ma come le attacca? confonde la preda imitando il canto di altri volatili prima di sferrare l’attacco ma solo nel caso in cui la vittima sia di ridotte dimensioni la mangia immediatamente, altrimenti cerca di impalarla sullo spiedo per poi gustarsela un po’ alla volta. Tra le sue prede figurano, del resto, cavallette, insetti, ma anche piccoli topi, rane (che però non mangia) o altri uccellini. Gli esperti spiegano inoltre che, a rendere ancor più ‘sadico’ l’atto, questo volatile non uccide sempre quando ha fame ma anche nel caso in cui non abbia appetito, allestendo un banchetto del quale possa approfittare successivamente.
Ma perché agisce in questo modo? si tratta di un’abitudine sviluppata per sopperire alla mancanza degli artigli dei quali invece i predatori di dimensioni maggiori sono dotati. Ha sviluppato un metodo ‘creativo’ che anche se agli occhi dell’uomo può sembrare macabro gli consente di fatto di sopravvivere e di disporre anche di preziose riserve di cibo delle quali nutrirsi nel momento del bisogno. Geniale.
Articolo di Daniele Orlandi
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