Il reverse factoring è uno strumento che, capovolgendo la logica del factoring tradizionale, consente alle aziende debitrici di rivolgersi a un factor al fine di gestire in modo migliore la gestione del portafoglio fornitori.
Questo innovativo sistema di gestione dei debiti e dei crediti maturati tra aziende consente un miglior controllo della liquidità e favorisce il recupero dei crediti maturati. Consiste in una cessione da parte del debitore, della gestione del pacchetto fornitori ad un factor (banca). Inoltre, giacché è rivolto alle grandi aziende al vertice della filiera produttiva con elevato merito creditizio, le quali anticipano il pagamento attraverso il factor, a trarne giovamento non è solo l’azienda richiedente, ma anche i piccoli fornitori a cui essa si rivolge.
Reverse factoring e factoring tradizionale: quali sono le differenze
Per capire meglio che cos’è il reverse factoring, dobbiamo confrontarlo con factoring e cessione del credito tradizionale.
Le piccole e medie imprese che scelgono il factoring di fatto cedono a un ente predisposto, molto spesso la banca o altro tipo di istituto, i crediti derivanti dalla propria attività imprenditoriale o una parte di essi, al fine di ottenere dei servizi. Tradizionalmente, l’azienda creditrice, la quale può essere un fornitore di beni o servizi, cede il proprio credito alla banca, la quale lo anticipa prima di ricevere il pagamento dal debitore. In questo modo, il fornitore avrà una maggiore liquidità e non si troverà implicato in problemi legati alla riscossione del credito o alla mancanza di fondi da investire nella propria attività.
Il reverse factoring capovolge letteralmente la logica del factoring; in questo caso non è infatti il creditore che si rivolge a un factor, ma il debitore. Per poter accedere a questo strumento, il soggetto in debito deve possedere requisiti di merito creditizio elevati, i quali permettano all’istituto che si fa carico del debito di avere sufficienti garanzie di solvibilità.
Un esempio pratico
I concetti di factoring e reverse factoring possono risultare piuttosto complessi. Per capire meglio di cosa si tratta, ecco un esempio pratico i cui protagonisti sono tre: un fornitore, una grande azienda produttrice e un factor.
Il fornitore della nostra storia è il signor Gianni, il quale vende farina; l’azienda della signora Rita produce una nota marca di pasta e acquista i propri rifornimenti di farina dal signor Gianni. L’azienda di Rita è molto conosciuta e può vantare un elevato merito creditizio. Al fine di migliorare la gestione dei debiti verso i propri fornitori, tra i quali rientra l’altro protagonista della storia, decide di sfruttare il reverse factoring e si rivolge alla propria banca, presso la quale vanta, ripetiamo, un elevato merito creditizio. La banca accetta di fungere da factor e anticipa il credito dovuto al signor Gianni, così da permettere a quest’ultimo di avere subito a disposizione la liquidità di cui ha bisogno, mentre Rita può gestire con maggiore flessibilità i pagamenti, stabilendo con il factor tempi e modi.
Questo è un esempio di reverse factoring; come avverrebbe invece il factoring tradizionale? Nel caso del factoring, sarebbe Gianni a doversi rivolgere alla banca per ottenere in anticipo il credito vantato sulla produttrice di pasta. La banca, dopo aver anticipato il denaro al fornitore, dovrà rivalersi su Rita per ottenere il credito dovuto.
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