Manuela Arcuri fa una rivelazione che in pochi si aspettavano. Cerchiamo di capire cos’ha detto e che tipo di problema sta affrontando.
Soltanto in Italia, la grana che hanno le coppie per avere dei figli è molto estesa, visto che il 15% di loro soffre di infertilità e sterilità (dati Iss). Lo sa bene anche l’attrice Manuela Arcuri, che ha deciso di rivelare ai telespettatori la preoccupazione che la sta tormentando. Già lei e suo marito, Giovanni Di Gianfrancesco, hanno un figlio, ma hanno intenzione di concepire il secondo.
Lei è vista come un’icona a Porto Cesareo, visto che le è stata dedicata una statua e una didascalia, fatta di riconoscimento verso la sua bellezza e la sua prosperità. Manuela Arcuri è un’attrice del grande schermo, visto che ha recitato in una ventina di film, tra cui ‘I laureati’ e ‘Viaggi di nozze’.
Anche sul piccolo schermo la ragazza, nata ad Anagni, ha mostrato tutto il suo talento, lavorando al ‘Festival di Sanremo’, ‘Mai dire gol’ e al concorso ‘Miss Italia’ oltre che ad altri programmi.
Verissimo, la confessione di Manuela Arcuri: “Se non dovesse arrivare il secondo figlio valuterò cure specifiche. Sennò l’adozione” https://t.co/ue4DyLFjj8
— Notizie Italiane (@Italia_Notizie) October 17, 2021
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La rivelazione di Manuela Arcuri in merito alla sterilità
“Stiamo provando con mio marito a concepire il secondogenito in modo naturale”, ha confessato l’attrice. In effetti, Manuela Arcuri ha deciso di rivelare la novità in atto dentro casa, dove in passato si pensava che anche solo un figlio sarebbe potuto andare bene. Ma il cambio di idea non ha avuto effetti concreti, visto che la ragazza ha affermato: “se non riuscissimo in modo naturale, lo adotteremmo oppure valuteremmo cure specifiche”.
Quello della sterilità e dell’infertilità, in Italia, è un problema molto esteso. Servono ben 2 anni di tentativi senza contraccettivi per definire una coppia sterile, come si afferma sul sito vitadidonna.it. Nel 5,9% dei casi il problema è riferito all’uomo, mentre alla donna nel 15,9%. Ma in passato, si pensava fosse soltanto una complicazione del gentil sesso, quando poi, dalla seconda parte del ‘900, si è scoperto che così non era.
