Il cantante Ghali contro un fenomeno mediatico di cui lo spettacolo non ne ha bisogno, vince la sua battaglia. Ecco di cosa si tratta
Ghali è nato nel 1993 sotto il segno del Toro ed è uno dei volti musicali più noti della scena rapper italiana. Il suo nome completo Ghali Amdouni ma per il pubblico è semplicemente Ghali. E’ nato a Milano da due genitori tunisini e cresciuto per buona parte della sua vita in una delle periferie milanesi, il quartiere Baggio.
Comincia ad avvicinarsi all’hip hop italiano dall’età di 17 anni utilizzando un altro nome d’arte, Fobia, mutato successivamente in Ghali Foh e nel 2011 fonda la sua band, i Troupe D’Elite, facendosi notare dai più grandi della scena rap del momento come Gue Pequeno mettendolo sotto contratto con la sua etichetta e, nello stesso anno, ricevendo la chiamata da Fedez e accompagnandolo nei suoi tour.
Nel 2016 Ghali fonda la sua etichetta discografica Sto Records pubblicando più roba da solista come Ninna Nanna ,e ottenendo su Spotify ascolti record sin dal primo giorno. A seguire tanti sono stati i successi come Pizza Kebab certificato come disco d’oro, Bimbi, Boogieman, fino ad arrivare al successo del brano Good Times scalando le classifiche e arrivando in vetta ai Top Singoli.
Tra i cantanti preferiti del rapper ci sono Stromae e Michael Jackson che hanno avuto una influenza notevole sul suo stile musicale insieme a Jovanotti che è uno dei suoi cantanti preferiti.
Ghali ha detto la sua su una battaglia che da tempo sta coinvolgendo lo spettacolo italiano: il fenomeno del blackface.
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Ghali e la battaglia contro il blackface
Ghali è stato al centro dei media per aver combattuto contro la battaglia del blackface che metteva a disagio numerosi artisti afro-italiani e dando un grande contributo.
Il blackface è una tecnica poco conosciuta al mondo e non tutti ne conoscono la storia è il significato. Si tratta di uno stile di make up teatrale diffuso già dal XIX secolo, e consiste nel truccare gli artisti in maniera marcata, poco realistica per assomigliare all’attore o all’artista di colore. Tale pratica è considerata razzista ed è categoricamente censurata per il suo legame dovuto allo schiavismo e colonialismo, in molti paesi del mondo come gli Stati Uniti.
Uno degli ultimi episodi si è verificato a Tale e Quale show, programma condotto da Carlo Conti in onda su RAI 1, dove gli attori si sfidano imitando cantanti, quando l’attore Sergio Muniz si è fatto truccare il viso imitando il rapper Ghali tanto da dichiarare: “Il blackface è condannato ovunque specie in un anno come questo, in cui gli avvenimenti e le proteste sono alla portata di tutti. E’ una cosa di cui lo spettacolo non ne ha bisogno. E’ nato per un motivo, con lo scopo di denigrare le persone di colore, di dare una brutta impressione di loro in America”. Continuando: “Siamo gli unici che continuiamo a farlo, quando la comunità nera ha chiesto più volte di smetterla”.
La RAI non ha tardato a rispondere affermando che si eviterà la pratica nei programmi di intrattenimento di schema RAI.
Ghali ha commentato sui social con delle parole di grandi spessore affermando: “Non restiamo zitti. La strada è di chi la eleva. Non di chi la degrada”.