Il 30 maggio un’altra grande tragedia ha scosso il mondo del motociclismo, Jason Dupasquier è morto sul circuito del Mugello.
Una domenica nera che sconvolge ancora una volta motomondiale. Jason Dupasquier, pilota di appena 19 anni, è morto dopo un terribile incidente sulla pista del Mugello durante le prove del sabato della Moto 3. Nella notte tra il 29 e il 30 maggio i medici dell’ospedale Carreggi hanno provato ad operarlo per ridurre il danno toracico, ma non c’è stato nulla da fare.
Lo svizzero era al secondo anno nel massimo circuito motociclistico mondiale, in questa stagione era sempre arrivato a piazzarsi in buone posizione. Il miglior risultato in carriera è stato il settimo posto in Spagna, due gare prima della tragedia del Mugello.
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Il motociclismo è di in nuovo lutto e la storia di Dupasquier riporta alla mente la tragedia di Marco Simoncelli. Il pilota italiano deceduto a Sepang dopo una spaventoso incidente a soli 24 anni il 23 ottobre 2011. Da quel giorno il padre, Paolo Simoncelli ha istituito una fondazione benefica ed è rimasto nel giro del motomondaile a testimonianza di quanto il Sic sia stato amato da tutti i corridori.
Proprio Paolo ha parlato dopo la tragedia di Dupasquier, facendo una riflessione non da tutti: “Pensavo al trauma celebrale che aveva Jason, se fosse sopravvissuto, nella migliore delle ipotesi sarebbe rimasto attaccato ad una macchina”. In effetti le sensazioni dopo l’incidente sono state subito negative. Ed è qui che papà Simoncelli fa la sua riflessione più importante: “fino a ieri mi credevo fortunato, perché il mio Marco era morto subito. Ma quando ho visto la carezza di un mio caro amico al figlio sulla sedia a rotelle dopo un incidente in motocross avrei voluto che anche il mio Marco fosse finito così. Sarebbe stato ancora con me”.
Il papà del Sic ha poi concluso il suo intervendo parlando di cosa singnifica perdere un figlio mentre fa quello che ama: “Ti ritrovi in un altro mondo, se poi lo perdi in pista, tutti i luoghi che sono entrati nella tua vita cessano di esistere”. A nulla serve anche il minuto di silenzio, manifestazione di cordoglio che unisce tutti gli sport, ma che per Paolo Simoncelli: “sarebbe da eliminare, è angoscioso, insopportabile, ha solo le sembianze del gesto di rispetto e dell’omaggio”.
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