Roberto Baggio dopo l’addio al calcio, ha aperto un’attività . Ecco di cosa si tratta e le curiosità
Roberto Baggio, classe 1967, è un dirigente sportivo ex calciatore italiano, di ruolo attaccante o centrocampista, vice campione del mondo nel 1004. Soprannominato Raffaello per l’eleganza e lo stile nel gioco e Divin Codino per la caratteristica dell’acconciatura che lo contraddistingueva dal resto, ritenuto uno dei migliori giocatore del mondo della storia del calcio mondiale. A livello individuale ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti tra cui FIFA World Player, il Pallone D’Oro nel 1993. E’ stato inserito da Pelé nel FIFA 100, la lista dei 125 più grandi calciatori viventi divulgata nel 2004.
E’ il sesto di otto figli, il padre era appassionato di calcio e motociclismo, lo chiamò Roberto in onore di Boninsegna, si avvicina al calcio fin da piccolo e il suo idolo era Zico. A due mesi dalla fine degli studi decide di andare in ritiro con il Vicenza non conseguendo il diploma. Riconosciuto fin da giovane per le sue caratteristiche tecniche considerato un “fuoriclasse”, era in grado di ricoprire più ruoli giocando prevalentemente in seconda punta o trequartista, ma più volte è stato schierato come prima punta, come centravanti di manovra o come attaccante esterno tanto che Platini lo descrisse come un “nove e mezzo”, poiché lo considerava a metà tra un attaccante e un rifinitore.
La sua carriera è partita dal Vicenza proseguendo con la Fiorentina ingaggiandolo per 2,7 miliardi di lire, fino alla Juventus vincendo il premio Pallone D’Oro nel 1993, a seguire Bologna, Milan e tre Mondiali con la Nazionale. In tutta la sua carriera ha realizzato 643 presenze e ben 291 reti.
Una ferita ancora aperta è nel 2000 quando Roberto Baggio non viene convocato per i mondiali dall’allenatore Trapattoni anche se egli non chiude le porte al suo ritorno affermando: “Roberto è in forma ed è un campione da rispettare: sa come la penso, deve solo continuare a fare quello che combina adesso e che gli fa onore” tanto che il Divin Codino prova a convincerlo con una lettera inviato al Processo di Aldo Biscardi: “Due anni fa decisi di rimanere in Italia, scegliendo Brescia e Mazzone per provare a conquistare una maglia per i Mondiali. L’ho fatto perché quella della nazionale italiana è l’unica maglia che mi sento cucita addosso, ed è per essa che vorrei offrire il mio contributo nella prossima avventura mondiale […]”.
Roberto non ha dimenticato quella mancata convocazione e continua a soffrirne anche a distanza di anni: “Quella è una ferita paragonabile solo al rigore di Pasadena. Meritavo di essere tra i convocati di quel Mondiale. Qualcuno aveva dubbi sulle mie condizioni fisiche, ma ero tornato appena 77 giorni dopo l’intervento. Anche se non avrei giocato, non meritavo di star fuori. Era qualcosa che il calcio mi doveva. Forse è anche per questo oggi mi sono allontanato”.
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In un periodo di difficoltà e di crisi interiore Baggio si è avvicinato alla filosofia buddista, e dopo oltre trent’anni è legato ancora per il quale ha aperto un centro di culto nel 1996.
Baggio ha parlato così della filosofia buddista: “La fede buddista mi ha aiutato a conoscermi, cosa fondamentale per sfidarmi continuamente, per dimostrare che potevo superare i limiti che tutti ci imponiamo ogni giorno. Sfruttando quella che è la forza della mente, si possono superare montagne invalicabili” aggiungendo: “Mi basterebbe vivere sempre come adesso, con tutta la felicità che ho dentro. Riesco a dare valore a quasi tutte le cose che faccio”.
Oggi dopo più di trent’anni segue la filosofia e aiuta la gente a trovare la giusta serenità e filosofia legata alla vita, affermando, in conclusione: “Abbiamo la fortuna di aver incontrato la pratica buddista di Nichiren Daishonin e la Soka Gakkai, dobbiamo semplicemente capire come funziona. Tutto dipende da quanto ci vogliamo bene e da quanto desideriamo davvero essere felici. È fondamentale alzarsi ogni mattina con il desiderio di fare Gongyo e Daimoku per diventare migliori. Questo è il sogno che coltivo giorno dopo giorno“.
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