Quali sono le conseguenze a cui vanno incontro i furbetti del Cashback? Facciamo il punto della situazione.
Il sistema di Cashback è un servizio di rimborso del 10% dato agli italiani che effettuano almeno cinquanta transazioni attraverso la carta di credito. La sua introduzione è stata voluta dall’ex Premier Giuseppe Conte per disincentivare l’evasione fiscale e la circolazione dei contanti. Ma non sono mancati i problemi.
Innanzitutto, fu introdotto a Dicembre 2020 e a fine mese terminò il primo periodo di prova che servì da collaudo. Numerosi i partiti che si sono opposti al sistema. Successivamente, l’entrata in vigore è stata ufficializzata a Gennaio del 2021, quando è iniziato ufficialmente il primo semestre che terminerà a fine Giugno. In questi sei mesi sono molti gli esercenti che si sono opposti al Cashback, soprattutto per tutte le azioni perpetrate dai furbetti. Quali sono le sorti di questo rimborso ora? Scopriamolo insieme.
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Cosa rischiano i furbetti del Cashback? Ecco tutto ciò che c’è da sapere
È di pochi giorni fa la notizia che alcuni utenti abbiano ricevuto un sms sul proprio telefono cellulare che attesta che le transazioni da loro effettuate risultano essere anomale. Ed è proprio questa la misura messa in campo dallo Stato per contrastare il fenomeno dei furbetti che ha preso piede in Italia facendo piccole transazioni da pochi centesimi di euro ciascuna.
Dopo aver ricevuto questo sms, l’utente ha tempo fino a sette giorni per giustificare le sue transazioni compilando un apposito modulo online. Nel caso in cui si rifiuti di compilarlo, le sue transazioni saranno automaticamente annullate e perderà posti nella classifica ufficiale utile ai fini del Super Cashback, il premio di 1500 euro dato ai primi 100000 italiani che hanno fatto il maggior numero di transazioni con la carta di credito.
Per quanto riguarda le sorti del Cashback, ancora nessuna notizia ufficiale circa la sua attuazione. Ad oggi la cosa certa è che ci saranno altri due semestri. C’è da ricordare, in ogni caso, che alcuni esercenti sono ancora fortemente contrari al sistema e non hanno abilitato le proprie casse, né accettano carte di credito per importi minori di cinque euro.