Una storia davvero incredibile quella del volto del noto gruppo dei “Negramaro”. E’ stato lui a raccontare i giorni difficili, ecco oggi come sta
La vita è fatta di storie incredibili, singolari e spesso anche molto affascinanti. Da bellezza di quello che vuol dire rialzarsi dopo aver assaporato la caduta, essere arrivati ad un balzo dalla morte o comunque da un oblio che per alcuni diventa permanente. Ne ha fatto esperienza, ed ha modo di raccontarlo con grande carisma, Lele Spedicato. Il chitarrista dei Negramaro che nel 2018 è stato vittima di un’improvvisa emorragia cerebrale.
Era, per l’esattezza, il 17 settembre quando Emanuele è stato colto da un malore improvviso, a bordo piscina della sua casa salentina. La moglie Clio Evans ha cercato subito di prendere in mano le redini della situazione, portandolo prontamente in ospedale mentre era in preda a spasmi ed un momento diventato subito difficile da gestire.
Lele è stato cosi ricoverato, con settimane interminabili che lo hanno visto praticamente in come in Ospedale. Giorni di grande tensione per Clio ma anche per la famiglia, gli amici ed ovviamente quella che è la sua seconda famiglia, quella di Giuliano Sangiorgi ed i Negramaro. A distanza di quasi tre anni, però, quella di Lele è stata un’esperienza che lui racconta con grande trasporto, soprattutto per quanto questa lo abbia toccato a livello spirituale.
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Cosi il chitarrista di una delle band più amate d’Italia, racconta con emozione e grande profondità quella che è stata una storia straordinaria. Il tutto travolto da quello che è stato il grande amore dei fan, che non l’hanno mai lasciato solo sia durante i giorni della degenza ma anche per il difficile periodo di riabilitazione.
“Avevo mal di testa, quindi sono iniziati degli spasmi, prima di perdere conoscenza ricordo la voce di Clio che dice ‘amore sono qui’… Le coincidenze mi hanno salvato la vita. Se fossi stato da solo in casa, se non abitassimo a 5 minuti dall’ospedale, se fosse stata domenica…”, il racconto che Lele fa al Corriere della Sera.
Poi il 40enne nativo di Veglie si sofferma su quanto attraversato durante i giorni più difficili, quello che lo hanno visto di fatto incosciente in un letto d’ospedale. “Ero in un piccolo giardino, con un cancello e un ulivo. Lì ho incontrato mia nonna Nella e Gianfranco, il papà di Giuliano. Mi sembrava incavolato. ‘Vattene via, qui non c’è posto per te’ mi diceva. Così mia nonna mi ha preso per un braccio per accompagnarmi: appena uscito dal cancello, ho aperto gli occhi ed ero nella rianimazione dell’ospedale”, le parole molto toccanti di Spedicato.
E proprio il chitarrista ci tiene a precisare un aspetto molto importante. “Non era un sogno. Era reale. Non ho paura di quello che ho visto. La mia vita spirituale si è amplificata: ho sempre pregato, da allora lo faccio due volte al giorno”, le sue incredibili parole.
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