Bitcoin, cosa c’è di vero dietro la grande accusa?

Un’accusa solleva nuovi interrogativi sulla sostenibilità nel lungo periodo dei Bitcoin. Vediamo di cosa si tratta

tutela dell'ambiente
tutela dell’ambiente (pixabay)

Il Bitcoin sta raggiungendo il boom della quotazione e a cascata anche altre monete virtuali come Altcoin che seguono la stessa logica di funzionamento. Eppure nelle ultime ore delle accuse piuttosto pesanti rischiano di compromettere il loro andamento.

Elon Musk, il co-fondatore e CEO del colosso Tesla, con il suo ultimo tweet, ha ordinato lo stop ai pagamenti in Bitcoin per le sue auto. Il motivo di questo stop sarebbe legato a forti dubbi sulla sostenibilità di lungo periodo dei Bitcoin. Musk infatti ha sollevato l’annoso dibattito relativo al consumo energetico delle attività di mining che portano all’estrazione del token e alle transazioni in BTC.

Per mining, tradotto dall’inglese “minare”, si intendono tutte le operazioni di calcolo legate alla blockchain che permettono di verificare le migliaia di transazioni effettuate ogni giorno e creano nuove valute da immettere nel mercato. E’ un processo fondamentale per il mercato delle crypto che però sembra inquini non poco il nostro pianeta.

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Ma i Bitcoin inquinano davvero?

 

 

 

Cerchiamo di analizzare i dati che affrontano questo importante argomento. Alcuni arrivano dal Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index (CBECI), l’indice che misura il consumo di energia elettrica nell’ecosistema BTC. Le attività di mining, a livello mondiale, attingono alle fonti di energia ad un ritmo di 120 terawattora all’anno. Un quantitativo pari al consumo domestico di energia in una nazione come la Svezia, con oltre 10 milioni di abitanti, o l’Argentina, poco meno di 50 milioni.

Per quanto riguarda le transazioni, invece, Digiconomist, il sito web che cura l’indice CBECI, ha fatto una interessante rilevazione. Ha constatato che un singolo pagamento necessita della stessa quantità di energia che un cittadino americano consuma mediamente in un mese. Produce inoltre CO2 in quantità di un milione di volte superiore alle transazioni Visa. Anche  Bill Gates aveva affrontato questo aspetto, affermando che le transazioni delle crypto sono più inquinanti “rispetto a qualsiasi altro metodo di pagamento noto all’umanità”.

Per il Centre for Alternative Finance, le attività connesse al Bitcoin rappresentano ormai lo 0,59% del consumo globale di energia. Quali potrebbero essere le alternative? Un piano b potrebbero essere le Chia Coin di Bram Cohen, che puntano su un meccanismo proof-of-space-and-time, e cioè sullo spazio di memoria vuoto degli hard drive dei miners. Questa moneta sembra avere un focus sulla riduzione dei danni ambientali provocati dal mining delle monete digitali.

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