Cresce il pressing dei Comuni sullo sconto in bolletta Tari 2021 per le attività chiuse durante il lockdown. Ecco cosa sta accadendo
Crescono le richieste da parte dei Comuni italiani al Governo su interventi ad hoc nel decreto Sostegni bis per consentire sconti sulla Tari 2021.
E’ stata l’ANCI a segnalare la necessità di dotare i Comuni del denaro necessario per effettuare sconti sulla tassa sui rifiuti. Ricordiamo che la Tari è una tassa locale destinata a finanziari i costi del servizio di raccolta e smistamento.
L’iniziativa vuole sollevare le partite iva e le attività produttive cha hanno risentito in modo pesante delle chiusure durante i periodi di lock down dovuti alla pandemia. Vediamo cosa sta suddendo in questa “diatriba” tra Comuni e Governo.
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E’ scontro tra ANCI e MITE. Cosa sta succedendo?
Più volte ANCI ha evidenziato la necessità di un intervento urgente, che assicuri ai Comuni le risorse necessarie per una decisa riduzione della Tari 2021. L’ultimo suo intervento è stata una lettera inviata al MEF e al MITE il 15 aprile scorso.
Il punto dirimente per l’ANCI è il seguente. Per consentire agli Enti Locali di reintrodurre agevolazioni sul calcolo della Tari 2021 in favore delle attività chiuse, è necessario che il Governo intervenga stanziando apposite risorse.
La prima opportunità utile per intervenire è il decreto Sostegni bis, provvedimento economico da 40 miliardi di euro atteso entro l’inizio del mese di maggio 2021. Ma c’è un altro punto sollevato dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani. Riguarda le criticità delle novità contenute nel decreto legislativo n. 116 del 2020 dopo l’emanazione della circolare del Ministro Cingolani dello scorso 12 aprile 2021.
Infatti, la nuova disciplina sulla classificazione dei rifiuti prevede che entro il 31 maggio 2021 le attività commerciali dovranno comunicare se vogliono uscire dal sistema pubblico di gestione della raccolta rifiuti. Affidandosi quindi al “libero mercato” a livello fiscale, ciò comporta una riduzione della Tari, che resta dovuta solo per la quota fissa.
Una novità che però rischia di minare la stabilità del servizio pubblico di gestione dei rifiuti. Tra le criticità evidenziate dai Comuni c’è: l’esclusione da tassazione per i magazzini delle attività industriali e l’estensione anche alle attività artigiane. Inoltre è forte il rischio di un aumento delle tariffe per famiglie e piccole imprese.