Quello schiaffo dato ad un personaggio illustre, Roberto D’Agostino se lo porta ancora dietro da ben 30 anni.
Uno schiaffo che fece la storia! Ma vi sono dei retroscena che hanno portato in quel lontano 1991 a quella sberla clamorosa che il giornalista Roberto D’Agostino aveva rifilato al suo collega Vittorio Sgarbi, conosciuto certamente per essere non proprio una persona calma e pacata.
Questi retroscena di quello schiaffo sono stati delineati proprio in un’intervista che è stata rilasciata da D’Agostino in questi ultimi tempi:
Ospite de La Confessione di Peter Gomez sul NOVE di Discovery Italia, il fondatore e direttore del sito Dagospia risponde alla domanda del giornalista: “Ad un tratto lei si alzò e gli diede un ceffone. Come andò?”.
Lo schiaffo
Tutto parte dal presentatore del programma, Giuliano Ferrara, che inizia a mettere zizzania tra i due:
“Ferrara ci mise uno contro l’altro e ovviamente io, da ex balbuziente, non potevo competere con Sgarbi, perché lui aveva una parlantina travolgente. Quando alla fine ero messo con le spalle al muro dissi: ‘Scusi, ma lei è professore di cosa? Tre volte ha fatto gli esami e tre volte è stato bocciato.”
Da li esplode la miccia che accenderà la discussione: “Lui saltò sulla sedia infuriato io ho continuato a fare quel gioco retorico: tre volte, tre esami, tre bocciature. Lui non sapeva come contenere la sua ira, prende un bicchiere d’acqua e me la tira in faccia. Io ho perso la testa e in quel momento ho preso la bottiglia per spaccargliela in testa”.
Conclude D’Agostino: “Io sono sempre stato un grande picchiatore e gliela volevo spaccare in testa, lui mi prende la bottiglia, mollo la bottiglia e con la mano sinistra, a favore di telecamera, gli allento uno schiaffo che gli volano via gli occhiali”.
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Il rapporto di oggi
Ad oggi le cose non sembrano cambiate tra i due, come conferma anche l’ultimo confronto a tema coronavirus che li ha visti prendere parte sul programma di Rete4 Stasera Italia condotto da Barbara Palombelli.
I due infatti non sembrano molto concordi sull’utilizzo delle mascherine, dove è risaputo che il critico d’arte ha da sempre un’avversione all’uso, come lo dimostrano le sue parole sulla tematica:
“La mascherina si porta in automobile? Ha un senso solo per chi ha rubato l’automobile. Basta diffondere panico, dicendo che la mascherina ci difende da un pericolo reale. Sono ormai sei mesi che vengo intervistato solo sul coronavirus. Vorrei non parlarne più.”
La risposta per le rime di D’Agostino: “Sgarbi, non sei un virologo.”
Replica stizzita di Sgarbi, che inizia a scaldarsi: “Non stai parlando tu, caro D’Agostino, che stai benissimo. Come Briatore, Chiambretti, Porro.”
Ed il giornalista replica: “Ma la mascherina la devi mettere.” Botta e risposta: “La mascherina te la devi mettere nel cervello.”
Replica del direttore di Dagospia: “Io me la metto anche nel sedere, ma non c’è da scherzare.” E Sgarbi di nuovo: “Stai scherzando tu, piccolo terrorista”.
E per concludere il diverbio: “Vai a Bergamo a dire quelle cose”. Chiude Sgarbi: “Vado anche a Bergamo. Certo non vado a Matera: vado, ma smetti di dire idiozie, scemo”.