Matteo Salvini è sempre più convinto: in Italia serve una svolta nella lotta al Corona virus. Nel suo piano di cura produrre il vaccino
Il segretario della Lega, durante un’intervista in tv, ha affermato il suo impegno ad avviare in Italia la produzione delle dosi di vaccino anti Covid, che serviranno nei prossimi mesi e anni. E’ sempre più convinto che questa sia l’unica soluzione ai “continui ritardi ed errori degli altri” per l’approvigionamento dei sieri.
Ha mosso poi le sue critiche al piano vaccinale di Arcuri fatto di “primule e sprechi“. La sua idea è di garantire prima la salute per tornare presto ad una vita normale. Ogni giorno perso, continua nella sua intervista, “sono morti e industrie che chiudono“. Per questo motivo Salvini ritiene fondamentale rivolgersi a tutti i Paesi del mondo per fare il più in fretta possibile. Ricorrere a terapie domiciliari potrebbe essere inoltre una soluzione per evitare di sovraccaricare le strutture sanitarie.
Bisogna, secondo il capo del Carroccio, “correre nella campagna vaccinale” e sull’ipotesi di un nuovo lockdown ha specificato il suo punto di vista: “spero non ci sara”. Le chiusure, anche se indicate dalla comunità scientifica, continua Salvini, “sono una sconfitta“. Se si mette subito in sicurezza la popolazione, le attività commerciali, i teatri e le scuole ritorneranno a vivere presto.
Anche se la priorità per l’Italia resta la fabbricazione dei sieri, è comunque ancora necessario l’acquisto di vaccini per colmare il ritardo. Dall’India, da Israele, San Marino, la Russia, l’America se non arrivano da Bruxelles, pagando il prezzo necessario. Queste le indicazione del leader della Lega sulla lotta alla pandemia.
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Dopo aver apertamente dichiarato di non voler un altro lockdown nazionale, Salvini ha posto l’accento sulla scuola. Tra le priorità per affrontare la pandemia ci sarebbe il potenziamento trasporto pubblico locale. Anche la riduzione del numero dei bambini per classe e una maggiore attenzione all’arezione delle aule. Ribadisce la necessità di stabilizzare gli insegnanti precari per garantire la totalità delle cattedre.
Si è poi espresso dulla Dad, didattica a distanza, che non considera “scuola normale“. Manca, dal suo punto di vista, il rapporto fisico tra alunni e insegnanti, soprattutto per i ragazzi disabili seguiti dalle maestre di sostegno.
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