La collaborazione fra Pd e M5s sembra essere in bilico dopo le dimissioni dalla segreteria piddina di Zingaretti.
Il nuovo scenario politico nel centrosinistra sembra poter cambiare. Dopo che l’ormai ex segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha confermato le dimissioni per la sua carica, risulta a rischio l’accordo con il M5s.
Sembra che l’ex premier, Giuseppe Conte, e il garante pentastellato, Beppe Grillo, abbiano già sentito l’ex segretario piddino e lui li ha rassicurati sul fatto che l’alleanza non sarebbe a rischio.
In effetti, la mossa del presidente della Regione Lazio potrebbe anche essere un bluff. Si pensa che sia una tattica per poter essere riconfermato alla carica appena lasciata, con un riconoscimento maggiore del partito di centrosinistra in confronto ad ora.
Sembra essere sereno Nicola Zingaretti per l’alleanza con il M5s, grazie alla vicinanza dimostratagli dai tanti esponenti del Pd. L’appoggio dei dem potrebbe essere ampio ma ovviamente la certezza non si potrà avere fino a quando le primarie del partito non lo certificheranno.
Intanto, lo scenario appena aperto ha messo in atto una serie di dinamiche che vengono descritte da un ex piddino, Stefano Fassina. L’economista del partito Patria e costruzione, che aveva lasciato il Partito democratico per via della precedente gestione renziana, mette in evidenza alcune traiettorie che lasciano interdetti.
“Giuseppe Conte ha messo in discussione delle rendite che sono intoccabili. Alcuni avrebbero voluto che i dossier di Mps e di Telecom fossero gestiti da altre figure. Se il partito tornasse alla guida dei centristi sarebbe difficile portare avanti l’alleanza con i 5 stelle”.
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L’assemblea nazionale del Partito democratico è fissata per il 13 e 14 marzo. Da lì si potrà capire bene quando avverrà la votazione per avere un nuovo segretario alla guida del partito.
Ovviamente, le primarie avverranno entro quest’anno e, fra le fazioni in gara, Zingaretti dovrà vedersela con l’ala riformista che, prima della scissione di Italia viva, era di origine renziana. La Base riformista sembra essere molto forte all’interno del Pd ma, ad ora, Zingaretti sembra comunque avere maggiori preferenze.
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