Ci sono diverse idee all’interno del Pd e dovranno trovare un punto in comune nell’elezione del prossimo segretario.
Sono tante le correnti all’interno del centrosinistra, ad ora se ne contano intorno alle sette. Le dimissioni dell’ormai ex segretario del Pd, Nicola Zingaretti, hanno aperto uno scenario di contesa. La serie di dinamiche che porteranno alla scelta del nuovo uomo di punta del partito si esplicheranno meglio durante la prossima assemblea nazionale, annunciata per il 13 e 14 marzo.
Comunque, sembra che l’attuale presidente della Regione Lazio abbia una folta schiera di personaggi influenti a sostenerlo. La corrente da lui guidata finora è definita con il termine ‘Progressista’ ed è l’ala con i numeri più alti all’interno del partito.
Nelle ultime dichiarazioni rilasciate da Zingaretti, si capisce meglio il motivo per cui avrebbe lasciato in questo momento. “Alla finestra della terza ondata di Covid-19 non è giusto parlare di poltrone e di primarie” aveva affermato prima di lasciare. Ora aggiunge: “tutti volevamo continuare con il governo Conte, ma quando poi mi sono girato ero rimasto solo”.
Le diverse correnti di centrosinistra che sceglieranno il segretario del Pd
Oltre alla corrente ‘Progressista’, capitanata dall’ex segretario del Pd, c’è quella più spiccatamente di sinistra, guidata da Gianni Cuperlo ed identificata col nome di ‘Sinistra radicale’. Ad ora, nell’area socialdemocratica ci si inseriscono anche i ‘Giovani turchi’, con alla regia Matteo Orfini. Quest’ultima è una fazione molto critica nei confronti di Zingaretti.
L’area dei ‘Dems’ è fedele a Zingaretti e capitanata da Andrea Orlando, il vice segretario. La parte più cristiano-democratica del partito è invece quella dell’‘Area Dem’, che ha come rappresentante maggiore Dario Franceschini. Questa porta con se’ diverse figure finora vicine al governatore del Lazio, ma possono essere determinanti nello spostamento degli equilibri.
Alla camera e in senato, i numeri più elevati sono soprattutto quelli della corrente renziana. Effettivamente, questo è avvenuto per il fatto che, quando nel 2018 furono stilate le liste elettorali, fu Matteo Renzi a scegliere i nomi da presentare alle elezioni. Questa è l’ala capitanata da Maurizio Martina che ha deciso di non seguire gli scissionisti di Italia viva.
Per ultime, ci sono la corrente più sfumata, denominata ‘Energia democratica’, e quella più marcata, chiamata ‘Fianco a Fianco’. Queste hanno un’impronta più liberale e sembrano essere molto vicine fra loro.
Nicola Zingaretti lascia la guida del partito, ma le motivazioni e i problemi da lui indicati restano.
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È ancora da decidere la data per le prossime primarie del centrosinistra
Per capire quando ci saranno le primarie, sarà determinante la prossima Assemblea nazionale del PD. Ad ora, una data precisa sembra non esserci, ma si pensa avverrà entro la fine dell’anno.
C’è chi pensa che quella di Zingaretti sia stata una strategia per farsi riconoscere, di nuovo, come il punto di riferimento fondamentale nel partito. Ma c’è anche chi ha l’idea che le due cariche da lui sostenute, quella di presidente della Regione Lazio e quella da segretario del Partito democratico, siano troppo impegnative per una persona sola.