La scuola è uno degli argomenti di maggiore discussione al momento in Italia: ipotizzata una nuova soluzione per le zone rosse.
Scuole aperte o chiuse? Si tratta del più grande interrogativo delle ultime settimane in Italia. Sono numerose le opinioni in merito con una frangia di esperti che ritiene che gli istituti possano essere veicolo di contagio e chi invece sostiene il contrario.
In considerazione delle nuove restrizioni, e soprattutto di un nuovo espandersi del contagio da Covid in tutta la penisola, sono state individuate diverse soluzioni per gli studenti. L’ultima tra le tante sembra essere la più plausibile, soprattutto per quanto riguarda le aree in zona rossa.
Per il premier incaricato, Mario Draghi, formulare un decreto che metta d’accordo tutti sembra impresa ardua. Sicuramente c’è la necessità di garantire continuità, soprattutto dal punto di vista scolastico, dopo un anno burrascoso per gli studenti.
Le regole dovrebbero essere quindi le stesse per le zone gialle e arancioni, dove però ci sono già le prime decisioni controcorrente. Vedi De Luca in Campania che, nonostante la Regione sia in zona arancione, ha chiuso le scuole avvallando il corrente Dpcm che impone la Didattica in presenza.
Si ragiona al Governo Centrale su quale decisione adottare per chi vive in zona rossa e quindi ad alto rischio di contagio.
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Il comitato Tecnico Scientifico nel verbale stilato al termine delle riunioni tra venerdì e sabato, rispondendo al quesito posto dai Governatori sull’impatto della scuola sulla circolazione delle varianti Covid, ha espresso un parere netto, che va a dare una regolamentazione rigida per le zone rosse.
L’indicazione del Cts è di optare per la didattica a distanza se la Regione si trova in zona rossa. Decisione necessaria per tutte le aree in cui c’è un’alta incidenza, ovvero 250 casi ogni 100mila abitanti in sette giorni. Col virus in gran circolo quindi si deve valutare la chiusura delle scuole nelle zone rosse ogni 7 giorni, sulla base dell’aggiornamento settimanale dei dati. Mentre nelle zone arancioni, il Comitato sottolinea come sia fondamentale: “Garantire quanto più possibile la didattica in presenza”.
Toccherà ora al Ministro della Salute Speranza e al premier Draghi stilare un Dpcm che comprenda ogni normativa per garantire stabilità agli studenti.
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