Secondo il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ci sarebbe una prima falla nelle decisioni del governo Draghi.
Le parole di Zingaretti alla direzione del Pd mirano a far comprendere la distanza del partito con le scelte fatte dal governo Draghi. Sono state tante le critiche alla squadra di ministri scelta dall’attuale governo. Oltre ai piddini, anche l’opinione pubblica si è concentrata sulla mancanza di un equilibrio fra figure maschili e femminili alla guida dei ministeri.
La linea dei dem prenderà sempre più forma quando il 13 e 14 marzo i vertici del partito si incontreranno nell’assemblea nazionale. Sono stati tanti gli incontri avvenuti in questi mesi e le decisioni sulla rotta politica da seguire sembrano essere chiare. In primo luogo, saranno determinanti le figure delle donne.
Nelle dichiarazioni del segretario piddino si capisce quanto il centro sinistra ci sia rimasto male per l’occasione persa nell’assegnare ruoli chiave al gentil sesso: “la rappresentanza tutta maschile è stata una ferita”.
Nei continui incontri fra i rappresentanti si evince che le proposte di legge messe in prima linea saranno proprio atte a valorizzare il mondo femminile. Fra le diverse richieste ci saranno: il rafforzamento “da dieci giorni a tre mesi” del congedo di paternità, la parità salariale, “gli incentivi per l’ingresso delle donne nel cosmo del lavoro, il rafforzamento del fondo permanente per le aziende guidate da loro e sulla loro formazione in tematiche tecnologico-scientifiche”.
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Il presidente della Regione Lazio, Zingaretti, ha provato a tirare fuori il PD dalle accuse arrivate alla squadra dei ministri scelta per l’esecutivo guidato da Draghi. Secondo le sue parole, “adesso la rappresentanza dei dem al governo è proporzionale alla forza in parlamento”.
Questo indebolimento è dovuto ai voti presi nelle disastrose elezioni del 2018 e alle scissioni interne che hanno decimato il partito. Nel precedente governo la questione era diversa e “si erano riuscite a revocare le scandalose leggi sul tema migrazione” approvate dal governo giallo verde. Per questo fatto, “un ringraziamento, oltre che al Pd e al governo precedente, va alla ministra degli interni nel governo Conte II, Luciana Lamorgese, e al sottosegretario, Matteo Mauri”.
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