Un M5S ridimensionato dopo l’arrivo di Draghi affronta la crisi interna: ecco cos’accade a chi va contro la maggioranza di Governo.
Sembra passato oltre un decennio dalla ‘vittoria‘ alle elezioni del Movimento 5 Stelle, col primo Governo in coalizione con la Lega di Matteo Salvini. Da lì in poi, tra una crisi e l’altra, i pentastellati hanno avuto un crollo certificato dalla spaccatura interna creatasi in seguito alle dimissioni di Conte.
Appoggiare o no il premier Draghi? Questo il grande dubbio che sembra potersi risolvere col voto sulla piattaforma Rousseau. In un periodo però nero per il Ministro Di Maio e per Beppe Grillo, arriva una decisione davvero particolare per chi non segue la linea della maggioranza all’interno del gruppo politico.
La foto che abbiamo allegato è datata 2017, con i tre esponenti del Movimento in completa sintonia. In poco meno di quattro anni si è creata una spaccatura insanabile con Di Battista baluardo degli ‘scissionisti‘. “Allontanarmi dalla maggioranza è la scelta più giusta, le piccole e medie imprese sono in difficoltà. Ci si deve concentrare su di loro, non su come arrivare alle elezioni del 2023“: così ha sentenziato in un post su facebook.
Intanto però ieri si è votata la fiducia del Governo e sono stati ben 15 i senatori del M5S che si sono opposti scegliendo la via del ‘no’. Un qualcosa d’inaspettato, soprattutto considerando che nell’occhio del ciclone, oltre loro, sono finiti anche gli assenti al voto. Un totale quindi di quasi 30 senatori che ora rischiano punizioni esemplari. Ecco cos’ha in mente Vito Crimi, capo politico ad interim del Movimento 5 Stelle.
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“I 15 senatori che hanno votato ‘no’ sono venuti meno all’impegno del portavoce del Movimento che deve rispettare le indicazioni di voto provenienti dagli iscritti”: categorico Crimi nel commentare la scelta degli appartenenti al Movimento politico. Si accentua sempre più quindi una spaccatura che potrebbe portare una vera e propria scissione all’interno del gruppo.
“Così facendo, nei fatti, si collocano all’opposizione. Di conseguenza saranno allontanati. Saranno poi valutate anche le posizioni di chi non era presente ieri al voto. Provvedimenti anche per loro”: drastico nelle scelte e soprattutto deciso nel voler far fuori chi non segue realmente i pentastellati.
Gli espulsi invece valutano azioni legali, ricorrendo al giudice perché ritengono “un’ingiustizia” la decisione presa dal capo politico. Vedremo come si evolverà la vicenda, con la certezza che il Movimento attraversa una crisi dalla quale sarà difficile uscire in tempo brevi.
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