La RAI finisce nell’occhio del ciclone, l’accusa è di un condizionamento all’interno della tv pubblica da parte di Palazzo Chigi.
Negli ultimi 12 mesi si è parlato tanto del modo di fare giornalismo, soprattutto in Italia. L’avvento dell’emergenza Covid ha messo a dura prova un sistema molto complesso, come quello mediatico, ed il nostro paese in particolare ha risentito in maniera considerevole della diffusione di tante fake news.
In molti si sono spesso scagliati (Governo compreso) contro alcuni media che spesso si sono lasciati andare a fuga di notizie, anticipazioni poi non veritiere ed un flusso costante di immagini come quelle arrivate da Bergamo nel pieno della prima fase della Pandemia.
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Ecco, le immagini. Nella società di oggi, dove l’informazione in Italia è veicolata in buona parte dalla diffusione di video e foto, proprio l’aspetto multimediale assume un ruolo decisivo. La comprensione di alcuni momenti, ma anche la rappresentatività che alcuni personaggi dell’ambito politico che viene esposta proprio attraverso le immagini.
Ma quanto video e foto sono condizionate o indirizzate in dai diretti interessati? E’ questo un argomento di discussione emerso in queste settimane. Al centro della polemica la Rai, il primo polo televisivo e società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo in Italia.
Michele Anzaldi, deputato renziano e segretario della commissione di Vigilanza Rai, ha sollevato per primo la questione. Il tutto legato a quelle che sono state le immagini con il Premier Giuseppe Conte che, secondo alcuni, sarebbero fornite direttamente da Palazzo Chigi.
Un’eventualità, questa, che ha ovviamente suscitato grande clamore. “Sarebbe la prima volta che si verifichi il caso di un esponente politico che si auto produca le immagini che dovranno rappresentarlo di fatto in tutti i servizi giornalistici quotidiani dell’informazione pubblica”, l’accusa di Anzaldi.
Tutto ciò sarebbe tenuto in piedi da rapporti diretti tra Rocco Casalino, consulente politico e portavoce del Premier, ed i vertici della Rai. Il fatto racchiuderebbe una “violazione delle proprie prerogative di indipendenza – specifica Anzaldi – e deontologia professionale”. Un’accusa, quella del deputato, che per molti fa della televisione italiana una sorta di ‘Istituto Luce’.
Che Palazzo Chigi diriga, in qualche modo, cosa va in onda all’interno della televisione di Stato fa storcere il naso non solo a chi risiede nell’opposizione all’attuale Governo gialloverde, ma anche chi risiede al suo interno. Una modalità che andrebbe assolutamente rivista, per ristabilire quel senso di equità che rischia di essere minato in ambito comunicativo.
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