Ieri uno dei momenti più bui della storia moderna degli Stati Uniti. L’assalto al congresso che ha minato all’integrità della democrazia americana. La colpa è di Trump?
Gli Stati Uniti d’America hanno vissuto una delle giornate più buie della propria democrazia. L’assalto al Congresso, dopo si stava ratificando l’elezione di Joe Biden come nuovo presidente, è stato un episodio che segnerà la storia.
Decine di persone sono entrate all’interno della struttura, armate e intente a trasformare quella che doveva essere una giornata di festa per il paese in un vero e proprio inferno. Quattro i morti accertati fino ad ora.
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Un segnale che ovviamente ha messo in allarme tutto il paese, compreso il neo presidente eletto (la conferma del Congresso è arrivata nella notte), che ha parlato alla nazione subito dopo gli scontri.
E’ stato proprio il 78enne Biden a richiamare l’ordine, cercando di far leva sul buon senso dei cittadini ma soprattutto di coloro che si erano resi protagonisti dei tafferugli. Sostenitori di Trump, va detto, che non hanno preso di buon occhio la conferma dell’elezione.
Il tutto si è scatenato nelle ore successive ad un discorso tenuto da Trump che, nuovamente, aveva ribadito il suo non voler accettare e concedere la vittoria al partito democratico.
L’ormai ex presidente da mesi sostiene la linea dei brogli e di un voto che di fatto è sarebbe stato macchiato dell’illecita manipolazione del risultato, che avrebbe poi portato alla vittoria di Joe Biden.
Ieri l’episodio chiave, che potrebbe cambiare anche lo scenario politico dei prossimi mesi. Anche l’accusa di The Donald al suo ex vice Pence, dopo averlo incitato a non ratificare la vittoria di Biden (cosa che spetta proprio al vice presidente in sede di congresso), potrebbe rappresentare una svolta politica.
Quella di Trump, infatti, potrebbe essere stata una mossa volta a creare qualcosa di nuovo, che vada anche a separarsi dall’attuale partito repubblicano. Un movimento magari più conservatore, o più sovranista, oppure rivolto ad un’essenza nuova che al momento resta nella menta del Tycoon.
L’assalto visto ieri al congresso è il culmine di una situazione esplosiva nella quale versano gli Stati Uniti ormai da mesi. Il caso George Floyd ha già mostrato come all’interno del tessuto sociale si celino dei veleni pronti a scorrere nelle vene di un paese lacerato dalla divisioni.
E’ questa, molto probabilmente, la reale miccia che ha fatto scattare tensioni e dissensi, arrivando al terribile episodio di ieri che ha portato, tra le altre cose, a 50 arresti.
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Un paese diviso, quello americano, fatto di tante anime che evidentemente hanno minato a quell’integrità patriottistica della quale gli stessi statunitensi si vantano da anni. Quello di Trump è stato un segnale che mette luce, però, su un problema ben più serio.
La democrazia americana vive la sua ora più buia, e da qui è proprio la classe dirigente a dover trovare delle risposte. Ricompattare un paese che oggi, in maniera del tutto evidente, si tiene in piedi su equilibri precari e rischia di crollare da un momento all’altro.
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