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Covid: fuga di notizie provenienti da Whuan, pubblicate da CNN

117 pagine di documenti inediti, sono stati resi noti dalla CNN, nomi di funzionari e dati relativi alle prime fasi dell’emergenza COVID-19. Informazioni importanti che le autorità della penisola dell’Hubei conoscevano ed hanno invece tenuto nascoste.

Foto di jacqueline macou da Pixabay

Ad un anno esatto da quando il mondo ha iniziato a conoscere i primi sintomi riscontati nel primo paziente identificato a Whuan, nella penisola dell’Hubei, si apre un’inchiesta basata sulla fuga di notizie più cospicua proveniente dalla Cina.

I documenti nascosti fanno riferimento all’arco temporale compreso tra Ottobre 2019 e Aprile 2020. Quanto sarebbe stato importante diffondere effettivamente il contenuto fin da subito?

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Importanti notizie tenute nascoste:

Almeno fino a Febbraio 2020 le notizie diffuse dalle autorità cinesi sembrerebbero non essere corrette. Discrepanze importanti sui numeri hanno permesso al mondo di crearsi aspettative probabilmente troppo ottimistiche.

I documenti inviati da un informatore, rimasto anonimo, mostrano una realtà diversa rispetto a quella che la Cina ha cercato pubblicamente di difendere sulla gestione dell’emergenza sanitaria.

Il 7 Giugno 2020 infatti, il governo cinese, durante una conferenza stampa ha sottolineato la trasparenza e la tempestività che ha caratterizzato la gestione dei dati.

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I dati nascosti

Sono due i giorni in cui si concentrano le discrepanze di dati: il 10 Febbraio e il 7 Marzo 2020. Il 10 Febbraio, in concomitanza con le parole di incoraggiamento al personale degli ospedali di Whuan del presidente Xi Jinping, la Cina segnala 2.478 nuovi casi a livello nazionale.

I documenti riportano invece un totale di 5.918 nuovi casi. Quasi il doppio dei casi comunicati e suddivisi in sottocategorie: 2.345 “casi confermati”, 1.772  “casi diagnosticati clinicamente” e 1.796 “casi sospetti”. I numeri diffusi a livello mondiale sono stati probabilmente frutto di errori di valutazione e di attribuzione a categorie errate.

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Il 7 Marzo 2020, quando in Italia venivano delineate le prime zone rosse, i dati resi noti sulla mortalità del virus dall’inizio dell’epidemia, nella penisola dell’Hubei parlavano di 2.986 decessi.

Nel nuovo materiale diffuso dalla CNN si leggono invece 3.456 decessi, di cui 2.675 confermati, 647 decessi “diagnosticati clinicamente” e 126 decessi “sospetti”. Emerge inoltre un altro elemento, fino ad ora sconosciuto, riguardante il tempo necessario per la conferma della diagnosi dalla comparsa dei sintomi: una media di 23,3 giorni.

Foto di PIRO4D da Pixabay

Molti errori sono stati probabilmente dovuti al nuovo virus da studiare, ma sembrerebbero aver giocato un ruolo fondamentale anche la burocrazia e le decisioni politiche prese fin dalle prime fasi della pandemia che ha attualmente interessato 60 milioni di persone e ucciso circa 1,46 milioni.

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