L’effetto Covid sta inevitabilmente influenzando l’economia mondiale. Ecco quindi che le imprese spesso e volentieri sono costrette a chiudere.
Le imprese in Italia, ma non solo, stanno attraversando una grande crisi che non permette di guardare al futuro con grande speranza. Ecco quindi che secondo gli ultimi dati resi noti, si può notare come nel 2020 ci sia stato un crollo dei consumi pari in questo caso al 10,8%. Dal punto di vista economico si nota come la stessa perdita sia quindi pari a ben 120 miliardi di euro rispetto all’annata del 2019.
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Ecco quindi che approfondendo i dati, si legge come la stima conclusiva di tale perdita si attesti come per la chiusura di oltre 390mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi a fronte di 85mila nuove aperture. A tal proposito si legge come la riduzione delle codeste aziende porta una perdita di quasi 305mila imprese.
I dati elaborati da ConfCommercio
Andando ad analizzare i dati resi noti dall’Ufficio studi di Confcommercio, possiamo costatare come delle 240mila imprese sparite dal mercato, ecco che di queste, sono ben 225mila che si perdono per un eccesso di mortalità mentre a queste si aggiungono 15mila per un deficit di natalità.
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Scendendo sempre più nel particolare, ecco che risulta come si sia accentuata una riduzione del tessuto produttivo. Quest’ultimo ridotto del 13,8% rispetto all’anno 2019. Così ecco che invece nel commercio tale differenza resta meno accentuata, con 8,3% di percentuale.
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Effetto Covid ed imprese in perdita nel 2020. C’è il rischio chiusura nel 2021
Andando ad analizzare i settori che maggiormente sono stati colpiti, spicca tra i tanti abbigliamento e calzature con oltre il 17% di perdite. Poi tocca agli ambulanti che attesta al 11,8%. Scendendo nella ‘speciale classifica’, troviamo i distributori di carburante, 10,1%, poi ecco che i dati più pesanti riguardano anche le agenzie di viaggio con un -21,7%.
Tra le attività che sono state maggiormente colpite naturalmente quelle che riguardano le attività artistiche, sportive e di intrattenimento. Qui c’è una triste estinzione di un’attività su tre. I prospetti portano poi a pensare ad una chiusura che si stima per circa 200mila professionisti tra ordinistici e non ordinistici, operanti nelle attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrazione e servizi, attività artistiche, di intrattenimento e divertimento e altro.