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Il modello Svezia non funziona, ma lì la seconda ondata non c’è stata

L’Europa è alle prese con la seconda ondata da Coronavirus, un occhio al modello Svezia e come questo sta incidendo su questa fase della Pandemia.

Coronavirus (Pixabay)

Ci si scervella ormai da mesi, in diversi ambiti, su come riuscire a contenere il contagio da Coronavirus che sta mettendo in ginocchio il mondo.

I paesi sono alle ricerca delle giuste contromisure da applicare per provare a convivere con il Covid-19, senza essere costretti a misure estreme come il lockdown.

In Italia, ad esempio, si sta provando la suddivisione delle regioni in tre colori differenti, i quali costituiscono ovviamente misure restrittive diverse.

Dalla Campania alla Lombardia, tante le regioni rosse che ad oggi sono alle prese con quelli che sono definiti, appunto, una sorta di lockdown.

In altre paesi, ovviamente, si stanno provando anche diversi tipi di approccio, ed ovviamente ognuno prova a portare acqua al suo mulino.

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Il modello svedese

Coronavirus in Svezia (Pixabay)

Uno dei problemi che sicuramente hanno aumentato la diffusione del contagio, in un mondo sempre più globalizzato, è stata la mancanza di omogeneità nelle misure.

Italia, Francia, Spagna, Germania ed altre, non hanno trovato una via comune del corso dei mesi, applicando restrizioni in maniera confusa e senza una linea comune.

Un atteggiamento, questo, che ovviamente ha favorito la diffusione del virus, in considerazione degli spostamenti che ogni giorni ci sono nel vecchio continente.

Uno degli stati che ha preso maggiormente le distanze dal resto d’Europa, è stato senza dubbio la Svezia del presidente Stefan Löfven.

Mentre in tutta Europa si imponevano chiusure, già negli scorsi mesi la Svezia ha proposto un modello diametralmente opposto, basato sul non chiudere.

Affidarsi al buon senso degli svedesi è stato quello che il governo ha definito la chiave per combattere il Covid-19 e soprattutto non distruggere l’economia.

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I risultati della Svezia

Coronavirus in Svezia (Pixabay)

In molti, ovviamente, hanno osservato con grande attenzione quanto veniva fatto in Svezia, e tutto quello che si è sviluppato con il Covid-19.

La Svezia ha provato a non chiudere l’economia, prendendo una strada chiara ma che, ovviamente, ha anche dato le sue conseguenze.

I numeri della Svezia parlano di un tasso di contagi nettamente superiore rispetto alla vicine Norvegia e Danimarca: ben oltre i 160mila contagi totali.

In Danimarca, ad esempio, i numeri sono arrivati a 71 mila contagi e 784 decessi, mentre in Norvegia ci si è attestati attorno intorno ai 32mila contagi, con poco più di 300 morti.

Dati che, ovviamente, mostrano una contrapposizione tra la Svezia e gli stati vicini: soprattutto i decessi totali, nel paese gialloblu, sono arrivati a 6.406.

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La seconda ondata?

Coronavirus (Pixabay)

Numeri che ovviamente fanno pensare a quanto la Svezia abbia dovuto pagare per tenere viva la sua economia ed evitare la chiusure.

Qualcosa, però, in questa seconda fase della Pandemia sembra andare in controtendenza, soprattutto per quanto riguarda i decessi.

Rapportando a quanto succede in Italia, infatti, la curva del contagio in Svezia è nettamente inferiore a quella che si vede in Italia.

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Vero è che al momento anche il governo svedese, dopo mesi di fermezza, sta cominciando a pensare a delle misure restrittive per fermare il contagio.

Il dato che balza all’occhio riguarda l’incidenza ogni 100 mila abitanti, che fotografa in maniera ancora più chiara l’andamento dell’epidemia.

In Svezia, ad esempio, a fine ottobre c’erano 146 positivi ogni 100mila abitanti, mentre in Italia – nello stesso periodo – si parla ben 648 contagi ogni 100mila abitanti.

Una differenza sostanziale che ovviamente deve far riflettere in maniera globale su quelle che sono le misure e la loro incidenza sulla popolazione.

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