In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne esiste un elenco di frasi sessiste da evitare
Ormai parlare di violenza contro le donne e di femminicidio è un argomento assai diffuso. Se ne parla in tv e sui social, lo fa gente comune, esperti e volti dello spettacolo ma sembrerebbe mai abbastanza visti i continui fatti di cronaca.
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Il 25 novembre è la giornata dedicate alle donne vittima di violenza. L’origine di questa giornata risale al 25 novembre 1960, quando nella Repubblica Dominicana le sorelle Mirabal, considerate rivoluzionarie, furono assassinate per ordine del dittatore Trujillo.
È stato però solo nel 2000 che le Nazioni Unite hanno dedicato questo giorno alla sensibilizzazione sulla violenza contro le donne.
Ancora oggi, la violenza contro le donne ha le dimensioni di una pandemia globale: 1,2 miliardi di donne nel mondo, ovvero una donna su tre, l’ha subita (fonte: ONU).
La violenza è fisica, abusi, sevizie, botte, fino a morire: il femminicidio, un termine che leggiamo, viviamo, pronunciamo purtroppo con grande frequenza.
C’è poi una violenza fatta di parole, pressioni, umiliazioni e intimidazioni e colpevolizzazioni che è entrata nella nostra quotidianità per strada, a casa, al lavoro, sui social media.
Nel mondo del lavoro alcune espressioni trasmettono il messaggio che certe posizioni lavorative siano adatte solo agli uomini come nel caso di “Questo lavoro non è adatto ad una donna” e che il ruolo delle donne debba essere confinato alla cucina (“Datti ai fornelli”).
Inoltre secondo alcuni modi di dire le donne possono arrivare in alto solo usando il loro corpo (“Con chi sei stata per fare questo lavoro?”). Quando poi una donna dimostra le sue competenze la si paragona a un uomo “Una donna con le palle”.
Certe espressioni come “Se non stai con me, non puoi stare con nessuno” e “Perché non hai risposto subito al telefono?” possono sembrare espressioni di amore e preoccupazione, quando in realtà rivelano l’intenzione di avere il controllo sull’altra persona. Vi sono poi altre espressioni che più esplicitamente dimostrano l’intento di controllo, come “Vestita/truccata così non esci”.
Spesso le donne che vivono una situazione di violenza hanno difficoltà ad uscirne perché il maltrattante le umilia al punto da distruggere la forza e l’autostima necessarie per lasciare la relazione tramite espressioni come: “Sei pazza, non è mai successo, ti inventi tutto”.
Ed ancora il timore per la propria incolumità e quella dei loro affetti scaturito da minacce e ricatti come “Se mi lasci, mi uccido”, “Se lo dici, ti ammazzo”, è uno dei motivi per cui molte donne rimangono in situazioni di abuso o evitano di denunciare i propri aggressori.
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