I primi di novembre la Camera dei deputati ha approvato la legge (ddl) Zan: adesso è a rischio la nostra libertà di espressione.
Dopo mesi di rinvii e discussioni il testo della legge Zan è stato approvato dalla Camera i primi del mese, con forti applausi da parte del Governo e grande contrarietà da parte dell’opposizione e del Paese.
Il gruppo di centrodestra, infatti, Lega e Fratelli d’Italia, al momento del voto si era presentato in aula a Montecitorio indossando bavagli, per mostrare apertamente la propria opposizione, in nome della “libertà”.
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Il fatto che lascia maggiormente interdetti opposizione e cittadini è inoltre il momento storico in cui si sta votando per questa legge: invece di dedicarsi alle problematiche dei cittadini durante questa seconda ondata di Coronavirus, si discute di questioni completamente estranee alla crisi attuale.
Soprattutto se si considera il fatto che una legge per punire i reati legati alle discriminazioni e all’omofobia è già presente nel nostro ordinamento, e non è certo necessario modificarla.
La situazione è preoccupante perché il panorama futuro che ci aspetta, se anche il Senato dovesse approvare la legge, potrebbe minacciare le libertà del singolo individuo.
Parliamo in particolare della libertà di opinione, di religione, di associazione e di educazione per la sola presenza del reato di omotransfobia.
Legalizzando quello che può dirsi a tutti gli effetti un vero e proprio reato di opinione, il Governo più arrivare a mettere a repentaglio l’articolo 21 della nostra Costituzione, dove si garantisce la libertà di pensiero attraverso “la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione“.
Tra le conseguenze di un’eventuale approvazione nel nostro ordinamento giuridico ci sarebbe anche il riconoscimento dell’ideologia gender, e quindi il concetto di “identità di genere“.
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Come se non bastasse anche le scuole avrebbero il dovere di indottrinare fanciulli e ragazzi con la creazione della “Giornata Nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia“, con tanto di incontri e cerimonie che coinvolgerebbero anche le pubbliche amministrazioni.
Riepilogando, sappiamo che il testo, che prende il nome dal relatore Alessandro Zan del PD, è passato perché ha ottenuto 265 voti a favore, 193 contrari e un’astensione.
Ma non è finita qui per il ddl Zan, perché il vero scontro avverrà con il voto del Senato.
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