I lavori da casa stanno divenendo ormai parte integrante dei cittadini, soprattutto con l’incombere dell’emergenza sanitaria da Coronavirus.
L’emergenza sanitaria da Coronavirus ha cambiato il modo di vivere dei cittadini, tant’è che lo smart working, o per dirla in italiano, i lavori da casa, hanno preso il sopravvento in Italia. C’è chi però lo vede come un ‘privilegio‘ e di conseguenza punta a tassarlo. Una novità che metterebbe ancor di più in ginocchio la stessa economia.
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Ciò andrebbe in vigore a partire dalla conclusione del lockdown e coinvolgerebbe tutte quelle persone che, non per obbligo, decidono liberamente di voler lavorare da remoto. Si tratta di un’applicazione fiscale che punta a tassare il 5% rendendo quindi più annoso per le casse del lavoratore, starsene quindi in smart working.
I lavori da casa verranno tassati
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Il privilegio di lavorare da casa consiste nel taglio delle spese e dal comfort che ne consegue. Secondo la stessa banca inoltre, il contributo del lavoratore sarebbe minore da remoto e quindi ci sarebbe una minore crescita dell’azienda. Ecco quindi che arriva la particolare proposta.
Lavori da casa: ecco cosa potrebbe accadere
La stessa banca avrebbe quindi ipotizzato di far pagare la tassa al datore di lavoro, nel caso in cui mancasse una postazione di lavoro per il dipendente. Se invece lo stesso decidesse di lavorar da casa, sarebbe tassato per ogni giorno in cui resta nella propria abitazione. Tale tassazione non c’è per i freelance ed i lavoratori a basso reddito.
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“Dal nostro punto di vista ha molto senso offrire un supporto alle tante persone che sono state improvvisamente colpite da qualcosa che esula dal loro controllo”: chiude così Templeman.