Un hacker ha sviluppato un sistema di codici talmente virulento che è riuscito a mettere offline un intero Paese con grande facilità, causando problemi indicibili per settimane.
Tre studenti della Rotger University mettono in piedi un ingegnosissimo malware per colpire degli avversari appassionati di gaming. La bomba informatica si chiamava Mirai, in onore del nome di un fumetto giapponese.
Quello che non si aspettavano è che sarebbe entrato in scena Kaye, un giovane appassionato di codici, computer, informatica e hackeraggio.
Sfruttando i codici del malwere degli studenti, Kaye dà vita ad un botnet.
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Non è così semplice spiegare che cosa sia esattamente un botnet, ma l’importante è comprendere che l’azione del virus si comporta come i cerchi di un sasso che cade nell’acqua. Il virus si propaga da dispositivi infettati ad altri distinti allargando l’infezione e colpendo un numero esponenziale di unità.
Un po’ come la crescita esponenziale che abbiamo imparato a conoscere a causa della pandemia da Covid-19.
E anche qui c’è in azione un virus capace di mettere sotto attacco un Paese intero, questa volta per mano di un hacker.
Siamo nel 2016 e Kaye è pronto a far scattare la sua trappola. L’operazione ha inizio e dopo appena pochi minuti tutto il sistema di comunicazione della Liberia crolla.
Perché la Liberia, vi starete chiedendo? Un Paese martoriato da guerre intestine e poverissimo. Ecco il motivo:
Il giovane hacker aveva avuto prima a che fare con il sistema di comunicazione del Paese e aveva capito come colpirlo.
Poteva essere interpretata come un’operazione che regolava i conti con l’amministratore delegato della società che gestiva tale rete di comunicazione, Avishai Marziano.
Poteva…ma le conseguenze furono troppo pesanti perche potesse essere considerata tale.
Nel settembre 2016 Kaye preme il grilletto dando inizio all’operazione.
Il caos è totale. Computer senza connessione, ospedali senza energia elettrica, città senza corrente, archivi medici che perdono ogni informazione sull’epidemia di Ebola. Il Paese è sul punto di una nuova guerra a causa di un hacker.
A quel punto Kaye ha il Paese in mano, ma non gli basta, lancia oltre 266 attacchi. Il virus diventa potente a tal punto da diffondersi autonomamente, arrivando ad infettare unità tedesche di comunicazione.
Kaye provoca il collasso della Deutsche Telekom, di impianti di purificazione dell’acqua. Successivamente colpisce la Lloyds Bank Plc e la Barclays Bank Plc di Londra.
La Divisione Investigativa Inglese, la BKA della Germania e la FBI degli Stati Uniti iniziano a collaborare per individuare il botnet e annientarlo. La ricerca è assai breve perché non c’è stato alcuno sforzo di coprire le tracce.
Kaye ha peccato di presunzione oppure voleva rivendicare l’attacco?
L’hacker viene arrestato e sconta solo 14 mesi di carcere, anziché i 32 che gli erano stati dapprima assegnati.
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