Donald Trump continua la sua guerra istituzionale, ma arrivati a diverse settimane dalle elezioni ha senso andare avanti?
Gli Stati Uniti d’America vivono uno momento particolare, uno dei più turbolenti della storia politica recente del paese. Nei giorni scorsi è arrivata l’elezione tanto attesa, ovvero quella di Joe Biden come nuovo presidente.
Una corsa lunga e travagliata, quella del 77enne di Scranton, che sembra sia destinata a portarsi dietro degli strascichi pericolosi.
Dovuti a cosa? Ovviamente al suo predecessore Donald Turmp, restio ad ammettere la sconfitta nonostante la vittoria di Biden risulti sempre più schiacciante con il passare dei giorni.
Il neo capo di stato americano, infatti, negli ultimi giorni ha visto sciogliersi anche il nodo Georgia, conquistando lo stato sudorientale e arrivando cosi a 306 grandi elettori, contro 232 di Trump.
Un successo, come detto, che assume contorni netti e decisi giorno dopo giorno ma, nonostante questo, la svolta decisiva sul passaggio di testimone alla Casa Bianca stenta a decollare.
Il mandato turbolento di Trump
L’ormai ex presidente degli Stati Uniti, che ha iniziato il suo mandato il 20 gennaio del 2017 dopo il giuramento, succedendo a Barack Obama e diventando cosi il 45º presidente degli Stati Uniti d’America, non manca mai di cercare lo scontro.
Un elezione, quella di Trump, che fu accolta con grandi polemiche da buona parte del paese, con critiche aspre nei confronti dei quella che fu la campagna elettorale del Tycoon, il suo passato tutt’altro che autorevole, ma anche le ideologie di rottura.
Dallo scontro con la Cina, passando per il fronte duro contro l’immigrazione messicana ed arrivando alla difficile gestione della questione razziale nel paese (Black Lives Matter l’ultimo esempio). Un periodo, quello di Donald Trump alla casa bianca, che ha riservato grandi polemiche e scontri istituzionali.
Uno dei più clamorosi, ad esempio, quello con la Cina, che ha portato nel 2019 all’inserimento di dazi pesanti nei confronti del presidente Xi Jinping.
Addirittura arrivando ad inserire il gigante cinese delle telecomunicazioni Huawei nella lista dei soggetti a cui le compagnie americane non potevano vendere tecnologia senza una licenza ufficiale del governo. Di fatto, un vero e proprio blocco.
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Le accuse contro Biden
Un carattere tutt’altro che armonioso, dunque, quello di Donald Trump, che ha mostrato già durante gli anni del suo mandato di non essere restio allo scontro frontale, anche duro.
L’ultimo in ordine temporale riguarda proprio il suo successore, Joe Biden, al quale il Tycoon non sembra disposto a cedere il testimone.
Il motivo? Quelli che Trump ha definito presunti brogli elettorali. Un caso che ha ovviamente creato dissenso nell’opinione pubblico, di fatto spaccando il popolo americano.
Sono tanti, infatti, i sostenitori di Trump che sono scesi in piazza per spalleggiare il proprio presidente, avvalorando l’ipotesi dell’illegittima elezione di Biden.
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Ha più senso?
Sono passati, però, ormai diversi giorni dall’elezione di Biden: tutto il panorama internazionale si è congratulato con il neo eletto, dall’Italia di Conte arrivando anche alla Cina nemica dell’ex presidente Trump.
Ma Trump si è arreso? Evidentemente no. L’imprenditore 74enne continua, attraverso social e organi di stampa, a protestare contro l’elezione di Biden, nonostante l’accusa dei presunti brogli elettorali sia ai limiti del possibile.
Accuse cosi infondate da essere censurate dai social, boicottate dal mondo dell’informazione americana, ed addirittura stemperate dagli steso ormai ex alleati di Trump nel partito repubblicano, che ne prendono le distanza.
Una guerra, quella di Trump contro Joe Biden, che sembra destinata a vedere il Tycoon sconfitto, soltanto che lui ancora non se n’è reso conto.
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