La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina scrive al governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana una lettera nella quale sottolinea che ‘andare a scuola è un diritto’.
Lucia Azzolina sta vivendo sulle montagne russe dal marzo scorso, quando il Coronavirus ha radicalmente cambiato la nostra vita. Come mai? Perchè essere ministro dell’Istruzione durante una pandemia globale e in un Paese che non chiudeva le scuole dai tempi della seconda guerra mondiale… non è semplice, non lo sarebbe per nessuno in realtà.
Durante la fase più nera della pandemia, quando le scuole erano chiuse e la didattica era solo a distanza, la ministra Azzolina ha ribadito più volte come ritenesse irrinunciabile far tornare i ragazzi a studiare in presenza.
“La decisione di chiuderle era stata presa dal governo con la consapevolezza che era qualcosa di inevitabile, ma volgiamo far tornare in classe i nostri ragazzi” ha detto più volte.
Dopo mesi di didattica a distanza e di ‘corsa ai banchi’, la ripartenza arriva il 14 settembre e in tutta Italia i ragazzi tornano a scuola.
“Le regole per gestire eventuali contagi, o addirittura focolai, all’interno delle aule scolastiche sono precise, concordate con il Comitato tecnico scientifico e seguendole tutto andrà bene”. Lo aveva detto Lucia Azzolina quando, assieme al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si era recata all’inaugurazione dell’anno scolastico a Vo’, il paesino veneto dove si era sviluppato uno dei due primissimi focolai di Coronavirus in Italia.
Ma dopo appena un mese dalla riapertura delle scuole, le classi in isolamento per l’individuazione di un caso positivo tra gli alunni stavano crescendo di giorno in giorno. Come se non bastasse, i mezzi pubblici non potevano garantire il necessario distanziamento. Inoltre, il numero di contagi registrati al giorno in tutto il Paese era in impennata. Ci si è quindi iniziati a chiedere come si potesse intervenire per rallentare la diffusione del virus.
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Il governatore della regione Campania, Vincenzo De Luca, e il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, decidono di chiudere, chi le scuole primarie chi quelle superiori.
Ma la ministra Azzolina punta i piedi: “La didattica in presenza è possibile, necessaria e sicura”.
“Le chiedo di collaborare con spirito di confronto, responsabilità ed attenzione al fine di garantire appieno il diritto all’istruzione dei nostri giovani” scrive Azzolina a Fontana.
“Il Dpcm del 18 ottobre 2020 prevede misure molto chiare per la gestione di ogni evenienza relativa al virus da parte delle istituzioni scolastiche, prevedendo in primo luogo la continuazione in presenza delle attività didattiche ed educative” ha concluso la ministra.
Staremo a vedere se il governatore lombardo la ascolterà o se riterrà troppo rischioso riaprire le scuole visti i vertiginosi numeri di nuovi positivi che interessano la Lombardia.
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