E’ finalmente terminata l’agonia per la famiglia di Pamela Mastropietro, la ragazza proveniente dalla zona di San Giovanni, quartiere di Roma, che era stata ritrovata esattamente due anni fa a Macerata fatta a pezzi divisa in due trolley.
Finalmente la corte d’Assise d’appello del tribunale di Ancona, dopo 5 ore e mezza di camera di consiglio ha emesso la sentenza di ergastolo con isolamento diurno di 18 mesi, confermando quella già data in 1° grado, per Innocent Oseghale, il 32enne Nigeriano che ha commesso il macabro omicidio.
I reati del quale è accusato sono: omicidio volontario aggravato dalla violenza sessuale, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere.
Come suddetto, i fatti risalgono a due anni fa, quando Pamela scappò dalla clinica di Corridonia in cui si stava disintossicando dalla dipendenza da droga, dopo aver perso il treno per tornare a Roma, consumò un rapporto sessuale con un tassista in cambio di ospitalità, il giorno successivo si recò ai giardini Diaz, luogo di spaccio, per cercare della droga, lì incontrò l’Oseghale ed iniziò l’incubo.
Per le dichiarazioni rilasciate dall’imputato Pamela sarebbe morta di overdose dopo l’abuso di Eroina, ma secondo l’accusa la ragazza, dopo aver acquistato la droga è stata trattenuta in casa e successivamente accoltellata e smembrata.
Durante l’autopsia, si venne a conoscenza del fatto che lo smembramento del corpo era stato iniziato, quando la ragazza era ancora in vita, effettuando un lavaggio con candeggina per eliminare i residui organici. Fortunatamente il DNA di Oseghale resistette alla corrosione da parte del prodotto chimico, lasciando residui sotto le unghi e sulle mani della povera Pamela.
Finalmente la famiglia ha avuto la giustizia che meritava, dopo aver dovuto subire una disgrazia che non è possibile comprendere e finalmente la povera Pamela potrà riposare in pace.